Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

«cura», un giovamento che renda il bàmbino capace di appartenenza. Lo scritto, che Alix Strachey definì un «cumulo di sentimentalismi», si articola in una serie di piccoli casi clinici e si confronta con problemi e domande da essi derivanti. Da come si può «rompere il ghiaccio» con un bambino ostinato e muto a come si debba trattare con i genitori del bambino in «cura», dal luogo nel quale condurre lo stesso trattamento, alle difficoltà che nascono dal voler far distendere gli adolescenti. Il tutto nella piena convinzione che, essendo «gli avvenimenti psichici» del bambino accolti «in organizzazioni del tutto diverse da quelle dell'adulto», nella pratica clinica non si debba ottenere «una piena presa di coscienza degli impulsi e dei sentimenti inconsci» ma che «basti ampiamente» una «specie di confessione espressa senza parole in un atto simbolico». Una tecnica, quella della Hug-Hellmuth che, come annoterà Melanie Klein nella propria Autobiografia, non prevedeva l'uso dell'interpretazione e che, all'inventrice della psicoanalisi dei bambini, farà esclamare - dalla stessa sede - «non sono mai riuscita a farmi un'idea di ciò che in realtà [la Hug-Hellmuth] stesse facendo»8 • Seppure, con grande correttezza, Melanie Klein abbia, poi, sempre attribuito alla Hug-Hellmuth la priorità di avere escogitato una tecnica, la tecnica del gioco, per l'analisi infantile. Da un punto di vista più prettamente speculativo e teorico, ancor prima, del gioco in psicoanalisi se ne era occupato, nel '19, Sigmund Pfeifer. Egli aveva infatti redatto Manifestazioni delle pulsioni erotiche infantili nel gioco. Posizione della psicoanalisi nei confronti delle principali teorie del gioco9 , uno scritto certo di grande arditezza, citato dallo stesso Freud in Al di là del principio di piacere, nel quale tuttavia i meccanismi psichici che si attivano nel gioco del bambino, individuati e analizzati, non venivano rapportati, dall'autore, all'esperienza clinica. Il gioco è invece inserito, a pieno titolo, nella clinica da Hermine von Hug-Hellmuth, sebbene nel trattamento «curativo e educativo» il gioco rappresenti solo uno dei molteplici mezzi che l'analista ha a disposizione per «rompere il ghiaccio» e stabilire un «rapporto». L'introduzione del gioco nel trattamento è il risultato di una decisione dell'analista, in maniera abbastanza manipolatoria e come ripiego, resosi necessario, all'inettitudine dei bambini a una cura tipo. E qui forse risiede uno dei motivi che più allontanano queste modalità di lavoro da quelle che saranno poi proprie di Melanie Klein: nella lenta evoluzione della tecnica kleiniana il gioco è infatti imposto dai bambini; Melanie Klein lo accetterà solo senza idee preconcette. L'assumere poi un atteggiamento molto attivo da parte della Hellmuth, assieme a prendere in prima persona la direzione del gioco fissandone il tema, i personaggi e lo svolgimento, mentre al191

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