Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

positivamente sulla nascente questione se fosse o meno opportuno che l'attività psicoanalitica venisse esercitata anche dai non medici. E le sorti della futura «psicoanalisi dei bambini» si intrecciarono così, indelebilmente, a quelle dell'analisi laica. Basti per il momento ricordare gli statuti speciali per gli analisti infantili laici, al Policlinico di Berlino nel '20, sottoposti alla tutela di un analista medico, o a quanto successe a New York, nel '29, dove la Società psicoanalitica permise temporaneamente di praticare l'analisi ai non medici, limitando però la sua concessione alle sole analisi infantili, per arrivare alle laceranti controversie londinesi degli anni '40 che, protagonista assoluta Melanie Klein, spaccarono letteralmente la coesione del movimento psicoanalitico britannico. Anche Hermine von Hug-Hellmuth medico non lo era, sebbene possedesse una laurea, oggi si direbbe, in Pedagogia. Oltre a essere docente presso il Policlinico di Berlino 1n materia di psicoanalisi infantile, ella dirigeva a Vienna il «Centro di Orientamento del bambino» dove, sino dal 1917, aveva iniziato a intraprendere i «trattamenti curativi e educativi» con_i bambini. Con grande successo, tanto che la Hug-Hellmuth, fu tenuta in grande considerazione dallo stesso Freud il quale, oltre a citarne le esperienze cliniche a sostegno delle proprie speculazioni teoriche6 , le aveva affidato, come allieva, la figlia Anna al momento del suo accesso al mondo psicoanalitico dell'infanzia. In seno, dunque, alle applicazioni della psicoanalisi alle altre discipline, contesto nel quale anche l'analisi infantile si muoveva in quanto applicazione della psicoanalisi alla pedagogia, questo scritto del '20 della Hug-Hellmuth non si discosta poi molto, nella sua impostazione teorica, da quello che era stato il fine del progetto di Pedoanalisi elab�rato da Pfister: «di ben riempire di intenzioni oneste le bestioline e gli angioletti»7 • L'analista viennese preciserà infatti, sino da subito, che «il lavoro curativo e educativo dell'analisi non consiste solo nel liberare la giovane creatura dalla sofferenza, ma deve anche offrire valori morali e estetici», e in questo senso, «colui che è al tempo stesso analista e educatore non deve mai dimenticare che lo scopo dell'analisi infantile è l'analisi del carattere- in altre parole- l'educazione». I pazienti: piccoli fannulloni, ladruncoli abituali, irriducibili fantasticoni, un po' afflitti da sensi di inferiorità, un po' beffardi e un po' ansiosi, in linea con quanto espresso poco sopra, sono consiqerati dalla Hug-Hellmuth «fragili creature» da adattare alla vita. E dunque a partire dalla concezione di un'incompletezza del bambino, sostenuta da secoli di metafore: dalle giovani pianticelle da annaffiare alle duttili cere da plasmare, che, per la Hug-Hellmuth, si rende necessario apportare all'analisi tradizionale (degli adulti) alcune modificazioni tecniche così da poterla applicare in questo campo e ottenere, attraverso la 190

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