Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

tenata, del «noeud étroit du désir et de la Loi» (EP, 208). Procedendo lungo una via senza freni, il libertino è destinato a incontrare la sempre più tenace presenza dell'Ostacolo, fino ad autorizzare il sospetto che desiderio e legge derivino da una radice comune. In questo senso Lacan si riferisce frequentemente alla testimonianza di Sade. Dunque, non è l'irruzione di una pulsionalità barbarica a minacciare per davvero il dominio dell'etica: al contrario, quel timore costituisce la sua principale, inesausta fonte di legittimazione. Per quanto grave sia il disagio che esso impone, la Legge resta il baluardo irrinunciabile della Civiltà, il remedium all'indeterminatezza originaria della natura umana, il buon artificio che disciplina l'incostanza della natura:Wo Es war, soll Ich werden. In assenza del Super-io, il programma della «cultura» sarebbe inattuabile. Ciò che più importa all'etica, è che non si riconosca come legittimo uno spazio extra-morale, dotato di una razionalità specifica. Perciò essa non si stanca di aggredire tutti gli ambiti di ricerca in cui emerge una razionalità soft, legata alle categorie del tempo, della quantità, della forza, indirizzata a un'ontologia flessibile che non ammette l'efficacia delle Leggi ma solo (o principalmente) delle regole5. E poiché la psicoanalisi è uno di questi ambiti, l'etica ha immediatamente cercato di penetrarvi e di imporre il consueto programma di bonifica. In una certa misura, vi è riuscita: quando denuncia le tendenze di una psicanalisi «ortopedica», che prescrive le fasi e le modalità di un giusto sviluppo nell'individuo, che lo avvia o lo recupera alla «normalità», Lacan ammette la gravità della distorsione, che si cerca di imporre alla disciplina inaugurata da Freud, e che lo stesso Freud non è sempre riuscito a scongiurare. 18 La civiltà umana poggia su due pilastri, di cui uno è il controllo delle forze della natura, l'altro

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