Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

Solo a questo punto il transfert da necessario mezzo ausiliario dell'analisi diventerebbe il suo specifico oggetto e come tale andrebbe chiarito al paziente. Ma le tendenze che agiscono nel transfert sarebbero tendenze accessibili inizialmente solo attraverso «la riproduzione di situazioni che altrimf;!nti non sarebbero mai diventate coscienti». Con l'aiuto di questi vissuti il paziente può per così dire recuperare l'attualità dei suoi ricordi «al posto dei complessi patogeni fino a quel momento esclusi dai restanti contenuti della coscienza». Una volta riattualizzati nel vissuto essi possono diventar coscienti trasponendosi nel ricordo: Resta così in ultima istanza, dunque, come fattore risolutivo della cura il poter ricordare che non consiste in altro che nella trasformazione di una modalità per così dire organica di ripetizione, cioè la riproduzione, in una psichica, il ricordo, che è una forma mnestica della coazione a ripetere. Insieme a questo deve esser chiarito come lo stato di privazione libidica in analisi, che in effetti per il paziente rappresenta la ripetizione del trauma, sia inevitabile per raggiungere quella persuasione che guarisce. (Ferenczi e Rank, 1924, p. 28, trad. it. dell'A.) Nel momento risolutivo e più delicato della cura, quando il paziente deve definitivamente rinunciare alla possibilità di soddisfare il desiderio infantile all'interno del rapporto transferale, l'analista dovrebbe intervenire in maniera attiva per facilitare la risoluzione del transfert, fissando dei termini per la conclusione del trattamento. Questa strategia sarebbe necessaria per mobilitare nell'Io del paziente quelle forze senza le quali l'ultimo compito della cura, «la dissuefazione dall'analisi», risulterebbe impossibile. Che l'analisi cominci e finisca all'insegna di una rinuncia fondamentale, su cui s'impernia tutto il processo ana177

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