Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

cemente sfumare l'affettività nel «vissuto»; il procedimento consiste invece, come vedremo meglio più avanti, in un graduale concedere e in una risoluzione o trasformazione del riprodotto in ricordo attuale. (Ferenczi e Ranl(, 1924, pp. 7-8, ed. it., pp. 17778). Chiarite le premesse del loro discorso, Ranl( e Ferenczi nei due successivi capitoli si separano, l'uno riservandosi la parte propositiva, l'altro quella critica. Ranl( si assume nel secondo capitolo, dedicato alla situazione analitica, il non facile compito di descrivere passo a passo lo svolgersi della cura, che in ogni analisi individuale non farebbe che riprodurre piè pari la specifica evoluzione libidica del singolo paziente con le sue impasse. Se l'analisi si prospetta come «un processo in grado di produrre ad arte il decorso della libido allo scopo di correggere le deviazioni nevrotiche», spetterebbe allora all'analista in una prima fase conservare, nel suo ruolo di «oggetto o meglio ancora di fantasma», un atteggiamento sufficientemente passivo per facilitare questo decorso. In un secondo momento, quando è necessario correggere certe svolte nevrotiche, l'analista dovrebbe invece secondo Rank intervenire «attivamente» come «catalizzatore» del processo. All'inizio del trattamento emergerebbero essenzialmente ricordi preconsci unitamente.agli ideali e alle peculiarità del carattere del paziente, per cui si tratterebbe di lavorare sulle difese dell'Io. Una volta risolta questa prima difficoltà e saldamente instauratasi la nevrosi di transfert ci si troverebbe a misurarsi con «la seconda grande resistenza di ogni analisi, la resistenza libidica, cioè con il riconoscimento della irrealizzabilità del desiderio infantile» (Ferenczi e Rank, 1924, p. 24, trad. it. dell'A.). 176

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