Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

siamo eseguire il nostro lavoro in un modo diverso, mi pare che l'esperimento dei due autori sia perfettamente giustificato. [ ...] Non voglio neppure nascondere un'altra mia impressione o pregiudizio. Durante la mia recente malattia10 ho imparato che una barba rasa richiede sei settimane per ricrescere: sono trascorsi tre mesi dalla mia ultima operazione e ancora soffro dei cambiamenti nel tessuto cicatriziale. Mi riesce quindi difficile credere che in un tempo appena più lungo, da quattro a cinque mesi, si possa penetrare negli strati più profondi dell'inconscio e realizzare dei mutamenti duraturi della psiche11. Freud con la sua perspicacia aveva colto nel segno: c'erano nell'opera delle renitenze che impedivano di comprendere se le auspicate innovazioni nella tecnica, proposte più che estesamente sviluppate, fossero fatte valere di per sé, per conseguire cioè migliori o più estesi risultati e insieme una abbreviazione dei tempi della cura, oppure se fossero conseguenti ad una nuova impostazione teorica non esplicitamente dichiarata. Si trattava insomma di vagliare se le modifiche tecniche, poi non tanto lievi, proposte da Rank e da Ferenczi lasciavano invariato il quadro di riferimento teorico o se invece lo infirmavano. Freud, come si vedrà, era molto più disposto rispetto alla intransigenza dimostrata soprattutto da Abraham e da Jones a trovare comunque una compatibilità, sia nel caso di una autonomia delle proposte tecniche che in quello di una loro diretta derivazione da nuovi punti di vista. Nella seconda parte della lettera circolare già citata Freud si sofferma per l'appunto a discutere il ruolo prioritario attribuito da Rank nella genesi della nevrosi al trauma della nascita, osservando che «non abbiamo a che fare con una rivolta, una rivoluzione, una contraddizione con 170

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==