Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

Durante le vacanze di Natale del 1923 Hans Sachs, residente ormai a Berlino, in un incontro con Freud a Vienna era venuto a conoscenza delle perplessità nutrite dal maestro viennese nei confronti della teoria di Ranlc e delle innovazioni tecniche proposte negli Entwicklungsziele. Di questo diede subito comunicazione epistolare al gruppo berlinese, consolidando il loro preesistente atteggiamento critico. Per sedare gli animi, prendendo ufficialmente posizione, Freud scrisse allora una lettera circolare9 diretta a tutti i membri del Comitato. Nella lettera dopo aver constatato «non senza stupore che le recenti pubblicazioni dei nostri Ferenczi e Rank [...] hanno suscitato molte spiacevoli e accese discussioni» e aver precisato di non pretendere- salva restando la condizione «che nessuno di noi abbandoni il terreno comune delle premesse della psicoanalisi» - dai propri collaboratori il sacrificio della autonomia di ricerca, Freud dà questo giudizio di merito sugli Entwicklungsziele: Considero l'opera comune una correzione della mia concezione circa il ruolo che riveste nell'analisi la ripetizione o l'agire. Ero solito preoccuparmene e considerare questi avvenimenti - «esperienze» le chiamate voi oggi - come accidenti i.ndesiderati. Rank e Ferenczi hanno richiamato l'attenzione sul fatto che queste «esperienze» non possono essere evitate e possono invece servire a qualcosa di utile. Secondo me la loro esposizione ha il difetto di non essere completa: cioè gli autori non parlano dei cambiamenti di tecnica dei quali tanto si preoccupano, bensì vi accennano appena. Esistono sicuramente molti pericoli connessi a questo distacco dalla nostra «tecnica classica», come Ferenczi l'ha chiamata a Vienna, ma ciò non significa che non si possa evitarli. Finché si tratta di una questione di tecnica o di vedere se a scopi pratici pos169

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