Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

correre al premio, rimasto del resto infruttuoso. Nel frattempo abbiamo conseguito molteplici nuovi punti di vista, la cui elaborazione fu necessario protrarre fino a che divenne possibile concludere il lavoro nella forma attuale, le cui mancanze e incongruenze possono trovare una giustificazione nella storia della sua genesi. (Ferenczi e Rank, 1924, p. 1, trad. it. dell'A.) Il premio così non fu assegnato ed il libro proprio per quei nuovi punti di vista cui si accenna nella prefazione, che tra l'altro forse per una renitenza cautelativa non sono nell'opera del tutto esplicitati, ebbe un effetto di risonanza dirompente nell'ambiente analitico. Emersero inquietudini non più sopibili e gravi divergenze tra gli esponenti del movimento psicoanalitico che misero in forse la sopravvivenza del «Comitato», quella sorta di stato maggiore, composto oltre che da Ferenczi e da Rank, dai berlinesi Karl Abraham e Max Eitingon, dall'inglese Ernst Jones e dal viennese Hans Sachs. Un direttorio internazionale su cui Freud contava molto per la gestione e la tutela della causa analitica. È verso la fine del 1923 che scoppia la «tempesta» di Berlino, la presa di posizione ferma e piuttosto dura cioè dei berlinesi nei confronti delle tesi considerate devianti di Rank e Ferenczi. Subito dopo la pubblicazione degli Entwicklungsziele, Rank aveva dato inoltre alle stampe un'altra opera, Il trauma della nascita, in cui erano esplicitati i presupposti teorici su cui perlomeno Rank basava le sue proposte di modifica della tecnica. Diverse invece le premesse teoriche da cui era partito Ferenczi nelle sue innovazioni tecniche, anche se si trovò a concordare con Rank sul piano della pratica. Tutto questo andò a scapito della chiarezza e complicò la posizione dei due autori accusati nella polemica che seguì. 168

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