Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

Con questo il problema non era stato risolto una volta per tutte, anche perché Freud si era premunito di precisare nelle sue istruzioni sul «gioco» analitico che «questa tecnica si era rivelata l'unica adatta alla mia individualità» (Freud, 1912, p. 532). Restava comunque aperto il compito di riequilibrare la teoria sulla prassi e la prassi sulla teoria, ogni volta che una rielaborazione concettuale si rifletteva sull'assetto tecnico o delle modifiche tecniche, finalizzate a una migliore comprensione della realtà clinica ed a un intervento più incisivo, mettevano alla prova il modello teorico. Nel 1918 al Congresso di Budapest, che segnava ufficialmente la ripresa dopo la pausa traumatica della guerra, Freud, stimolato tanto dagli esperimenti di «tecnica attiva» di Ferenczi quanto dalla prospettiva di un impiego sociale del metodo psicoanalitico, aveva attirato l'attenzione sulle nuove possibilità aperte alla psicoanalisi dall'evoluzione della tecnica4 • Quattro anni dopo invece, al Congresso di Berlino, Freud, anticipando le tesi che avrebbe esposto in Z:Io e l'Es, stimolava implicitamente una revisione della tecnica che in considerazione delle nuove ipotesi strutturali sarebbe stata prevalentemente rivolta all'analisi delle resistenze e del carattere, sullo sfondo del sempre più sviluppato interesse per il funzionamento dell'Io e delle sue difese. Sul piano istituzionale inoltre, con l'apertura nel 1920 del Policlinico di Berlino e nel 1922 dell'Ambulatorium viennese, si era finalmente arrivati all'auspicata formalizzazione dell'iter formativo, che portava a ridiscutere il peso della teoria e della tecnica e della loro reciproca interazione in un programma finalizzato alla acquisizione della identità professionale analitica. Questo il contesto in cui veniva a cadere il bando di concorso voluto dallo stesso Freud. Un bando di concorso per un premio che vide in lizza due unici concorrenti, uni165

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