Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

no all'indiscernibile tra il Bene e il Piacere. Kant escludeva che potesse giungere all'universale una volontà affetta patologicamente (intendendosi con questa nozione l'insieme delle passioni e degli interessi privati): Sade mostra che ciò è possibile, purché il patologico sia esasperato, o meglio liberato nella sua pura essenza. L'imperativo categorico è una fortezza inespugnabile, le sue mura sono in grado di respingere ogni assalto· del desiderio, ma si direbbe che i difensori abbiano lasciato la porta aperta; è dall'ingresso principale che la jouissance penetra nel maniero, e vi si installa come un possessore legittimo. Il quarto paradosso riguarda la colpa. In proposito, la lezione di Freud è tra le più innovative, come Laèan sottolinea ripetutamente pur rilevando che i termini dell'antinomia sono ben presenti nella tradizione dell'etica. Senza alcuna ambiguità o reticenza, san Paolo ha spiegato la necessità della Legge affinché vi sia il peccato: tanto più cresce la severità della proibizione, e tanto più si profila la possibilità di essere smisuratamente peccatore (EP, 208). Quanto a Freud, egli scrive Il disagio della civiltà per dirci che tutto ciò che è deviato dal godimento verso l'interdizione va nel senso di un rafforzamento sempre crescente dell'interdizione. Chiunque si sforza di sottomettersi alla legge morale vede costantemente rinforzarsi le esigenze più minuziose, più crudeli, del suo Super-io (EP, 208). L'insaziabile dispotismo dell'Ueber-Ich, il suo esigere sempre nuovi sacrifici, nuove offerte, nuovo sangue, come una divinità infinitamente crudele, deve farci riflettere. Si è già posto in dubbio che l'etica sappia pervenire all'autonomia: ma il dibattito autonomo/eteronomo, così come si è svolto nell'ambito filosofico, ha ignorato un presupposto la cui ovvietà non risulta più tale. Il presuppo16

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