me il primo, riportiamo parola per parola dalle nostre annotazioni quotidiane. II caso. La malata, signora K., se ne sta seduta immobile con la faccia dolorosamente tirata (forti pieghe nasofrontali); non risponde al saluto; solo dopo essere stata a lungo incoraggiata racconta a voce bassa e lamentosa «di essere stata esclusa dalla felicità eterna, di aver preso, una volta, in un negozio, un paiodi guanti che non le appartenevano e adesso di essere accusata d'aver rubato dei soldi, dato che fuori se ne parla sempre; di essere colpevole di tutte le disgrazie, di essere colpevole perché le signore vanno in giardino senza cappotto ecc.». La somiglianza degli stati malinconici dei due esempi è lampante; però quanto diverse sono le forme morbose cui i due casi appartengono! Dall'anamnesi del primo malato risulta che si ammalò all'improvviso tre mesi fa; esordì con un forte stato d'eccitazione; dimostrò segni sospetti del cosiddetto delirio di grandezza (sensazione di indicibile felicità, mania di spendere ecc.); fu poi ricoverato in istituto dove cadde in uno stato di pazzia furiosa dove l'esaltazione euforica si esprimeva in illimitata sfrenatezza, in far progetti di ogni genere e in una colossale sovrastima di se stesso. Ebbe visioni di Dio; si considerava un riformatore, uno graziato da Dio; voleva diventare cantante d'opera; distruggeva tutte le sue cose e tutto ciò che gli capitava sotto mano per «rifarlo»; di tre giacche ne voleva fare una; con mezzo foglio di giornale voleva fabbricare un intero tetto di cartone. Insomma, era inesauribile nella produzione di vere e proprie idee megalomaniache accompagnate da un'accresciuta pulsione all'azione. L'esame clinico evidenzia una forte differenza delle pupille che appaiono entrambe estremamente ristrette, tremore e tremito fibrillare della lingua che viene sporta fuori diritta; nel linguaggio si nota uno strano tono stridente e un urto netto della lingua e il conseguente e frequente storpiamento di singole lettere 155
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