Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

sanno dimostrare un rapporto stretto tra primum movens e sintomi clinici. Ma alla psichiatria manca ancora di più: come già detto, le manca, con una sola eccezione, la costruzione di forme morbose clinico-empiriche. Il fatto ha naturalmente le sue particolari ragioni che è interesse generale discutere. La prima opinione è rappresentata in particolare da Neumann nel suo ingegnoso trattato di psichiatria che pure ha trovato seguaci. Neumann fa tabula rasa dell'intera classificazione delle malattie mentali affermando: «Esiste un solo tipo di disturbo psichico che chiamiamo follia. Essa non ha forme ma stadi diversi chiamati: delirio, confusione, demenza». È ovvio che l'affermazione, se reggesse realmente, eliminerebbe ogni ambiguità. Ma, osservando i casi del materiale psichiatrico, ci convinciamo subito che solo parte dei disturbi psichici si adatta allo schema e che anche questa parte offre tale massa di quadri nosologici diversi che non si può fare di ogni erba un fascio. Lo stesso Neumann contraddice la sua affermazione, riportata a pag. 167 del suo trattato, stabilendo la particolare forma morbosa della paralisi generale dei folli; dice: «Finora non ho mai trovato lo stato psichico descritto senza la paralisi descritta; mi sento quindi autorizzato a riconoscere nel complesso una forma morbosa cronica che chiamo paralisi». Pertanto, neppure in tale concezione troviamo eliminate le difficoltà. La maggior parte degli psichiatri ammette effettivamente l'esistenza di forme diverse di disturbi psichici. «Ma, dicono, non possiamo stabilirle se prima non conosciamo la loro base anatomopatologica. L'attuale stato della nomenclatura e della classificazione è insostenibile e provvisorio, lo sappiamo bene, ma finché mancano le basi anatomo-patologiche non possiamo creare di nuovo qualcosa di provvisorio; non ne vediamo il vantaggio». Sono lungi dal contestare che la costruzione definitiva 148

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