Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

monde, Paris, Hermann, 1913-59, vol. III, 1958, cap. V II, pp. 407410. 38 Cfr. il commento di Alberto Magno alla Fisica (specialmente IV, III), dove Dante poteva trovare una discussione approfondita delle definizioni distinte di tempo e movimento, che approdava a una specificità categoriale del movimento e a una sua omogeneità dal punto di vista del fine. Cfr. R. Pierantoni, op. cit., p. 154. 39 L'influenza di Plotino, come noto, è indiretta, ma nella III Enneade egli aveva dimostrato che il tempo non può essere movimento misurato, perché così il movimento dovrebbe misurarsi da sé senza fondamento; e che tempo e movimento possono esistere disgiunti: Plotino, Enneadi, a cura di V. Cilento, Bari, Laterza, 1973, vol. II; cfr. M. Parodi, Tempo e spazio nel Medioevo, Torino, Loescher, 1981, pp. 66-8. 40 Proposizione 7, ed. cit., p. 242; anche se poi questo coincide coll'essere nell'eternità. 41 A.M. Severino Boezio, La consolazione della filosofia, edizione italiana, Milano, Rizzali, 198!2, V, 6, pp. 380-1: «Quid igitur postulas, ut necessaria fiant, quae divino lumine lustrentur, cum ne homines quidem necessaria faciant esse, quae videant? Num enim, quae praesentia cemis, aliquam eis necessitatem tuus addit intuitus?». In realtà tutto quest'ultimo paragrafo della Consolazione è costellato di luoghi vertiginosi, quasi kantiani. Nota anche nel tono del brano la denuncia della presunzione di onnipotenza del pensiero. 42 Par. XV, 89. 43 Cons. V, 6, ed. cit. pp. 382-5. Boezio è l'unico cui Dante accordi il diritto d'aver infranto la regola retorica di non parlare di sé, poiché, come a lui stesso, questo fu di necessità: «questa necessitate mosse Boezio di se medesimo a parlare»; «Dante... / mi volsi al suon del nome mio, I che di necessità qui si registra». (Purg. XXX, 55 e 62-3). 44 A. Mellone, La dottrina di Dante Alighieri sulla prima creazione, Nocera Sup. (SA), Convento di S. Maria degli Angeli, 1950. 45 Enciclopedia dantesca, Roma, Ist. dell'Encicl. italiana, 19842 • 46 Conv. Il, III. 47 Cfr. Aristotele, Metafisica, XI, 7 - dottrina diffusa universalmente. 48 Anche se la tesi di Mellone può essere discussa, come è avvenuto, e la contrapposizione ridimensionata adducendo il «carattere metaforico» delle definizioni del poema, rimane il fatto che l'Empireo è descritto appunto da Dante come la fonte stessa delle «metafore» e non come il loro punto di arrivo, per un'esegesi nei confronti della quale ogni interpretazione rimarrebbe comunque un moto discendente. 49 Op. cit., pp. 48-9. so Certo, aggiunge Koyré, lo spazio incluso dall'uno è euclideo, l'altro riemanniano: ma è invece possibile dimostrare che nel Para119

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