Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

consiste nel fatto che il giovane Dante del Convivio non aveva pensato che il limite del cielo arrivasse a una sublimità così metodologicamente complessa come quella di cui stiamo tentando di cogliere i segnali. Aveva solamente invocato i Troni, al livello di Venere; non li aveva visitati come Paradiso; non osando spingere la propria poesia fino al suo stesso fondamento, era rimasto nell'«errore poetico»63 , e non aveva trovato il motivo di cui mancava. 4. Discontinuità: la "Prima materia" L'errore, come esperienza, o storia, della discontinuità, si prolunga in altre tappe: la questione dell'influenza dell'Empireo era già presente come questione della creazione della «Prima materia»: essa fu creata direttamente da Dio? Dal Convivio al Paradiso la posizione di Dante muta considerevolmente, e si potrebbe riassumerla affermando che Dante perde un concetto di causalità, ma ne acquista un altro. Dapprima, come ben chiarisce Nardi64 , Dante era agitato dal dubbio dell'influenza diretta di Dio, di un suo «intendere» direttamente, cioè creare, la Prima materia. Egli pensava evidentemente di no, con procedimento ricavato da Avicenna65 , e ripreso da Sigieri 66 , diffuso negli ambienti universitari, tanto da meritare la condanna in tre delle famose tesi di Tempier del 127767 • Tuttavia qui Dante sospende la propria ricerca filosofica, poiché «atti disdegnosi e feri I che nella donna mia/ sono appariti m'han chiusa la via/ de l'usato parlare» (Conv. IV, canzone Le dolci rime, 5-8); egli si accorge infatti che questa opinione spiace alla Sapienza: «Per che, con ciò fosse cosa che questa mia donna un poco li suoi dolci sembianti trasmutasse a me, massimamente in quelle parti dove io mirava e cercava se la prima materia de li elementi era da Dio intesa - per la qual cosa un poco dal frequentare lo 107

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