Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

radicale del metodo conoscitivo e rappresentativo: costituisce il livello di uno schematismo trascendentale, il che è poi anche ciò che un aristotelico- foss'anche meno originale di Dante- avrebbe voluto intendere colla definizione di «luogo naturale» dell'universo. Questa precisazione ha però due aspetti: uno oggettivo e uno soggettivo. a) Oggettivamente, anche senza avanzare l'ipotesi dell'influenza del modello di apriorismo del sistema delle teofanie di Eriugena, già la definizione dell'Empireo come il luogo aristotelico dell'universo - visto come limite estremo dal punto di vista del limite- è un punto di grande «admiratio» filosofica, poiché, per così dire, specchia il pensiero che lo pensa («reditio»). Koyré, com'è noto49 , vede un'analogia fra l'universo aristotelico e quello einsteiniano, non solo perché l'uno come l'altro sia perfettamente «coextensif à l'espace physique», ma anche perché, nel riferimento a una geometria sensibile, entrambi si fondano su una coerenza qualitativamente analoga50. Anche Nardi, nel suo saggio sull'Empireo51 , ricostruendo le dottrine presenti a Dante in riferimento alla sua originale concezione, insiste sulla complessità della nozione di «luogo naturale dell'universo», sottolineando in particolare l'analogia fra l'Empireo dantesco e la luce sopramondana che in Proclo è topos e typos dell'universo sensibile52, o addirittura con l'«Anima del mondo» di Plotino53, suggeren40 una notevolissima applicazione metodologica nel senso del neoplatonismo. Ecco che se si pensa all'Empireo oltre che come oggetto della rappresentazione, anche come luogo del metodo della rappresentazione, appare più chiara anche la funzione di quei micro-movimenti che vi sono presenti: quello delle api (XXXI, 7-24), ad es., ed anche l'incominciare dell'aurora (XXX, S); dei bambini che, retrospettivamente, prima imparano a parlare (XXVII, 127-135), poi cercano 102

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