Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

cessorio e posteriore al disegno artistico di Goethe. Il quale assume per sé, nella finzione letteraria, il nome di Hatem - si chiamano così due poeti persiani non di prima grandezza - e a Marianne presta il nome di Zulaika, che nella versione coranica era la moglie di Potifar, quella che tenta invano di sedurre Giuseppe e poi con le sue calunnie ne provoca la disgrazia. Goethe e Marianne stanno volentieri a un gioco di immagini speculari che non li impegna in profondità; dopo che Goethe è partito, si scrivono spesso, lui le manda le liriche che via via compone, lei gli risponde, qualche volta, in versi. Sono certamente sue Was bedeutet die Bewegung? (Cosa significa questo movimento?) e Ach, um deine feuchten Schwingen, (Ah, per le tue umide ali); mentre altre, anche se Goethe le ha rielaborate, non hanno perduto l'impronta originale di Marianne. Nell'agosto e nel settembre dell'anno dopo Goethe è ancora ospite dei Willemer, anzi il suo compleanno (28 agosto) viene festeggiato proprio alla Gerbermiihle, una villa che il banchiere possiede nei dintorni di Francoforte. I biografi ci raccontano tanti episodi pittoreschi o maliziosi tra Hatem e Zulaika. Il 28 agosto 1814, Zulaika, per compiacere Goethe, orna la sua testolina di un vistoso turbante e canta le liriche del poeta accompagnandosi con la chitarra. Oppure durante il soggiorno del 1815 presso i Willemer, il poeta, la sera, avvolto in una vestaglia di flanella bianca, legge agli amici i suoi versi, anche poesie che entreranno nel contesto del Divan. Il quale è forse l'esempio più evidente dei due estremi che, in difficile equilibrio, si intrecciano senza confondersi in quel tessuto fra serietà e scherzo, realtà e fantasia, che si intravede al fondo di tutti i canzonieri. Per il Divan, interpretando l'autore stesso, una parte della critica insiste sulla «fuga» di Goethe dal reale, sul suo desiderio di evadere dalle condizioni di un oggi meschino. 97

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