Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

il suo vero nome; I;I.afe?'.è un appellativo che significa «colui che conserva [il Corano a memoria]», perché da piccolo aveva imparato a mente il Libro sacro dei musulmani. Nel giugno del 1814 Goethe legge dunque la traduzione di von Hammer e ne è subito conquistato, tanto che entro il mese scrive la prima lirica del ciclo, Erschaffen und Beleben (Creare e dare la vita), che sarà collocata all'ottavo posto del primo libro, il Buch des Siingers (Libro del cantore); prima di Natale le poesie destinate al ciclo sono ormai più di cinquanta. Questo slancio di entusiasmo, che afferra un Goethe ultrasessantenne, quando di solito le infatuazioni giovanili sono un ricordo del passato, e suscita in lui nuove energie creative, non era casuale e imprevedibile. Nel concetto goethiano della letteratura universale, « Weltliteratur», che sulle orme di Herder abbraccia i popoli più diversi di ogni civiltà, non mancava la letteratu- - ra orientale. Fin da bambino il poeta leggeva la Bibbia. Il libro dei libri era di casa presso i Goethe; nelle intenzioni del padre, Johann Caspar, i due figli, Johann Wolfgang e Cornelia, dovevano studiare anche i grandi classici di ogni tempo. In una lettera al romanziere e drammaturgo Johann Friedrich Rochlitz (1769-1842) Goethe scrive: «La cultura che ho acquisito da allora si intreccia con tutta la mia vita e emergerà ancora in manifestazioni inattese». Herder, che Goethe aveva conosciuto a Strasburgo, aveva tradotto Sa'di e conosceva I;I.afe?'., autori discussi nella Germania di fine Settecento, tanto più che questa curiosità per la Persia risaliva per lo meno alla metà del Seicento, quando Adam Olearius aveva tradotto e pubblicato poesie del persiano Sa'di, attivo agli inizi del Duecento. Il lavoro di Olearius, Persianischer Rosenthal [...] ubersetztvon AdamOlearius, Schleswig 1654,è ancora fra i testi custoditi nella biblioteca di Weimar. L'Oriente di Goethe non si limita soltanto alla Persia, ma si dilata, 95

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