Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

ge, questo riconforta; I così mirabilmente è intrecciata la vita») - vera e propria autorappresentazione dei ritmi della poesia goethiana in questo libro. «Lo sguardo ampiamente disteso su tutti gli oggetti del mondo» si contrae nel fuoco di questo o quell'oggeuo, con nitidezza assoluta; per poi riallargarsi alla «vita del tutto» (difatti s'intitola «All leben» il testo che in certo modo esemplifica tale movimento). È così che opera l'«orientalisieren», il «dobbiamo orientalizzarci» di cui parla Goethe? Un modello è indicato, Jean Paul Richter: «Uno spirito siffattamente dotato volge al suo mondo, nel modo più autenticamente orientale, uno sguardo vivace e coraggioso, crea le più strane relazioni, associa l'incompatibile, non senza intrecciarvi però un segreto filo etico, che riconduce il tutto a una certa unità». Una quartina di Goethe dà una chiusura direi epistemologica all'intero progetto: Chi vuol comprendere il poeta deve andare nella terra del poeta; egli in oriente si rallegri perché l'antico è ancora il nuovo. Ci sono dei punti di riferimento in quella «campagna d'Alessandro», come la chiama E.R. Curtius, con cui Goethe allargava il proprio dominio annettendosi la poesia orientale - in questo senso strategici, direi. Il più importante, per la struttura fantasmatica come per quella verbale, è la distanza. Vi si alloga anche lo scarto abbastanza convenzionale, cui ho appena accennato, fra das Alte e das Neue; ed è distanza anche quel «fare la spola» fra Oriente e Occidente, che introducono alcuni versi delle «Postume» destinati al «Libro del cantore». Lo scorcio del Settecento e tutto l'Ottocento, almeno fino a Baudelaire e al Parnasse, entreranno nel fascino 9

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