Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

Soprattutto, era un uomo di poche parole. Sarà immerso in pensieri profondi, e quella gente - si diceva - ha un'innata ritrosia. Né pensieri profondi, né niente. Un omiciattolo grottesco. S'era messo un nome greco; camuffato da greco, aveva appreso a comportarsi come i Greci, suppergiù. E gli tremava il cuore, per paura di rovinare tutta l'immagine belloccia, tradendo nel suo greco la barbarie natia, e dando esca alle solite beffe di quegli Alessandrini inesorabili. (Capo della Libia occidentale)39 Per i regoli semibarbari è un titolo onorifico: L'incisione sia fatta, bada, a regola d'arte. Un'espressione dignitosa e seria. Meglio un po' stretta la corona: quelle larghe, dei Parti, non mi piacciono. E l'iscrizione in greco, come al solito: non troppo esagerata né pomposa che non abbia a fraintendere il proconsole che sempre scruta e riferisce a Roma - però, molto onorifica. Qualcosa di squisito anche sull'altra faccia: per esempio un discobolo, un giovinetto bello. Ma più d'ogni altra cosa raccomando (per Dio, Sitaspe, che non sia scordato!) che dopo le parole RE e SOTERE con caratteri scelti s'incida FILELLENO. Non cominciare, adesso, con le spiritosaggini («Dove sono gli Elleni?» o «Cosa c'entra la lingua ellenica di là dallo Zagro e Fraata?»). Tanti e tanti lo scrivono, più barbari di noi: dunque anche noi lo scriveremo. E, dopo tutto, non dimenticare che talora ci arrivano dalla Siria sofisti, e versaioli, e altri perdigiorno. 85

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