Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

sueto repertorio dell'operetta francese anche qualche canzone anatolica - in modo da richiamare il pubblico, ma neutralizzando censure e sensi di colpa. Talora gli Armeni riuscivano persino a cantare in turco su arie francesi, in qualche modo. Ma durò poco. A partire dal 1890 le «compagnie orientali» si ritirano progressivamente in periferia, soprattutto al Pireo, poi scompaiono. E agli intellettuali ateniesi del tempo lasciarono in definitiva solo un po' di rimpianti. Palamàs (forse è lui il misterioso P. che abbiamo incontrato sopra?) salderà piu tardi il suo debito con una nostalgica lirica intitolata Oriente (o Anatolia: dato che il greco, molto significativamente, non fa la distinzione che facciamo noi): Gianniòtiche, smirniòtiche, polìtiche, strascinate canzoni anatolìtiche dolenti, s'accora insieme a voi l'anima mia! Promana dalla vostra melodia e corre con le vostre ali fuggenti... Ma c'è anche un'altra ragione, naturalmente collegata, che vieta d'andare «al puro Oriente», data dal fatto che l'Oriente, l'Oriente noto alla Grecia, non è «puro» ma sempre ellenizzato. È interessante, al riguardo, questa associazione mentale di Palamàs, uno scrittore fluviale e prevedibile, ma che talvolta sa stupire: 78 Canta Goethe in una delle poesie del suo Divano la gioia del poeta che si tuffa nelle acque dell'Eufrate: «attinga all'onda la mano del poeta, basta che la mano sia pura - e l'onda nella sua mano diventa un cristallo rotondo». Alle acque dell'Eufrate (che strana coincidenza che sia proprio la regione di questo fiume il centro delle imprese akritiche) piega con desiderio la poesia neogreca, ma nelle sue mani pure non s'è ancora cristallizzata plasticamente l'acqua dell'eroe.

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