Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

poesia e musica asiana e ascoltano tsarkià e sabachì e amanè e ghiarè appassionati e si sciolgono nello svenimento dei sensi. Lì anche l'amico P., balzato giù dall'Olimpo, si lascia andare al languore, ascoltando i dolcissimi canti asiani - sotto gli alberi, in un angolo scuro. E ogni tanto, come in trance, si lascia uscire un lamento: Amàn!22 Ecco però come la pensava il direttore dell'Odeon: Quanto alla natura musicale il Greco non è per niente inferiore alle altre nazioni dell'Europa; se fino ad oggi è rimasto indietro, ciò si deve imputare alle barbare nazioni con cui, per sventurata sorte, è venuto in contatto. L'uomo è un animale mimetico e per conseguenza coloro che ascoltano quei canti nasali, finiscono anche loro per cantare col naso; coloro che ascoltano melodie barbare sono poi necessitati a imitarle. C'è persino chi, quei melismi nasali e barbari, li ama e li venera come penati. E si capisce, è quello che hanno sempre ascoltato e imparato i loro padri e i loro nonni. Così si augurano che queste cose si conservino in eterno. Ma per fortuna ci sono anche gl'innovatori, cioè coloro che prediligono la musica europea. [...] Chi contribuisce [...] allo sviluppo e alla diffusione della buonamusica sono l'Odeon di Atene, la musica liturgica che si suona a Palazzo Reale, il melodramma, i cafés chantants, i frequenti concerti delle bande militari. Tutte queste forze, poco a poco, tanto hanno fatto che ormai gli amanè sono quasi scomparsi [...] Ecco dunque che il Greco, che già occupa un degno posto nelle altre arti e nelle scienze, &-a breve si renderà emulo dei suoi gloriosi antenati23 • Chi riuscì a spuntarla, ci dice Chatzipandazìs, furono le compagnie dei musicanti armeni: che inserivano nel con77

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