Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

Ma chi lo sa che cosa si augurava davvero il popolo greco dal profondo del cuore? Forse niente, perché nel Romanzo non ci sono speranze, o auguri, ma tutto è avvenuto con grande semplicità: la conquista dell'Oriente e l'ingresso trionfale nel «castello di Roma». Immagino che chi si occupa di sociologia della letteratura avrebbe da dire qualcosa su questo conflitto di prospettive. A me la letteratura neogreca appare come un romanzo dove il narratore deve esorcizzare, con manovre diversive talvolta patetiche, il monologo interiore di un personaggio troppo ingenuo21 • Anche quella di Paparrigòpulos è una manovra di questo tipo, non è malafede. Si capisce allora perché nessuno in Grecia ha mai potuto dire con Goethe «voglio andare al puro Oriente», perché manchi insomma, nonostante il fascino latente che l'Asia sempre ha esercitato, il desiderio d'un recupero intellettuale quale quello che troviamo nel West-ostlicher Divan. Dalla Grecia non si può andare a Oriente se prima, come fa l'Alessandro neogreco, non si son chiusi i conti con l'Occidente. Il caso del «caffé amàn» può essere al riguardo istruttivo. Al contrario del café chantant, suo acerrimo concorrente, il caffè amàn, introdotto ad Atene intorno al 1880 da compagnie di musicanti provenienti dall'Asia minore, non propone canzoni italiane o francesi ma musica orientale. Thòdoros Chatzipandazìs ha ricostruito recentemente le fasi di questa curiosa esperienza musicale in un bel libro che s'intitola Dell'asiatica musa gli amanti. Veniamo così a scoprire che questa musica ebbe successo non solo fra il pubblico popolare ma, a un certo punto, anche fra gli intellettuali del tempo. Ecco per esempio cosa scriveva Kambùroglu, il traduttore greco di Nana: Lì vanno a rifugiarsi i patiti della suggestiva 76

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