Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

quanto già aveva conquistato, ma avrebbe intrapreso e condotto a termine la conquista di tutta la terra allora conosciuta, dell'Italia, della Gallia, dell'Iberia, e delle regioni a Settentrione dell'Istro e di quelle a Oriente dell'Indo: «né sarebbe rimasto pago di nessuna conquista, nemmeno se avesse aggiunto l'Europa all'Asia, e le isole britanniche all'Europa, ma avrebbe sempre cercato più oltre alcunché di sconosciuto». Tre secoli più tardi, il famoso storico romano Tito Livio esaminava con somma accuratezza gli esiti dell'agone che Alessandro, se non fosse morto, avrebbe intrapreso contro i Romani, e ancor più tardi Plutarco nella sua trattazione «De fortuna Romanorum» fra le loro buone fortune annoverava anche questa, che cioè Alessandro, essendo morto immaturamente, non fece in tempo a lanciarsi su loro. Ma ancora oggi i più illustri degli storici assicurano che Alessandro non avrebbe smesso di avanzare fin quando non avesse ridotto in suo potere tutto il genere umano19 • Che Paparrigòpulos abbia qui presente il Romanzo è senz'altro da escludere (anche se l'insistenza con cui batte nella prima parte del brano sul tema dell'attesa popolare potrebbe forse autorizzare qualche vago sospetto). Si tratta di un'opera storica e le fonti vanno dichiarate senza equivoci: Arriano, Livio, Plutarco. Equivoca è tuttavia l'utilizzazione delle fonti, e nella fattispecie l'utilizzazione del famoso brano di Livio (9, 17-19). Astrattamente parlando, infatti, Paparrigòpulos si limita a dare un'informazione correttissima nella sua genericità («Tito Livio ha esaminato con somma accuratezza gli esiti di un eventuale confronto fra Alessandro e i Romani»), ma nel contesto la testimonianza di Livio risulta assimilata a quella di Plutarco (mor. 326), cioè risulta completamente stravolta giacché, come ben sappiamo, Livio dice esattamente il contrario di quello che dice Plutarco. Se ci fosse bisogno di una riprova della tendenziosità di questa.pagina, 74

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