Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

Nella poesia europea i più lontani dal metodo dantesco sono appunto i cosiddetti parnassiani. Baudelaire è molto più vicino. Verlaine lo è ancora di più, e tra i francesi, il più vicino di tutti è Rimbaud. Far oscillare i significati, violare l'integrità dell'immagine è unprocedimento artistico tipicamente dantesco [c.n.]49 • La reversibilità- detta anche convertibilità- funziona come «metamorfosi continua del substrato di materiale poetico». Non può esserci «indurimento della lava morfologica sotto la crosta semantica»: «è l'etimo erratico, dai molti significati, a ravvivare il discorso poetico». La parola non può essere fissata al suo significato, non si può tornare alla «servitù della gleba». Bisogna guardare a «un complesso di fenomeni, di nessi», di più: a un «sistema». La parola «non si traduce, non si risolve nel suo significato»; è piuttosto «una rappresentazione verbale»: senza un significato primario le funzioni fonema e significato possono scambiarsi le parti. Non c'è un significato bell'e pronto: «ogni parola è un fascio di significati» che non converge ma si irradia in direzioni diverse. Sotto la mano dello scriba (che è sottoposto a chi detta e rimane fuori dalla letteratura come prodotto finito) le lettere sono attirate dall'esca dolce della semantica; allo stesso modo gli uccelli (Paradiso, XVIII, 73 - 78), magnetizzati dall'erba verde, in gruppi o sparpagliati, beccano quel che capita, e ora si dispongono in un cerchio, ora in una linea... Tra scrittura e discorso non esiste corrispondenza esatta. Le lettere corrispondono alle pause... La sintassi non esiste, non c'è che lo slancio calamitato, la nostalgia della poppa di vascello, nostalgia dell'esca, nostalgia di legge non promulgata, nostalgia di Firenze50 • 51

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