Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

tredicimila facce, mostruoso nella sua regolarità. La più completa ignoranza in materia di cristallografia mi impediva di gustare la più vera struttura della Commedia... 48 Mandel'stam si preoccupa che non sia rimasta una prima stesura della Divina Commedia: non possiamo lavorare sulla storia del testo, siamo senza una «variantistica». Ma non per questo possiamo considerare l'opera come nata bell'e pronta: «non esistono opere bell'e pronte», e non esiste neppure acquietamento finale dell'opera nella sua compiutezza, che contiene sempre ancora la sua brutta copia: «la brutta copia non può essere eliminata». Essa entra a far parte della struttura finale («le varianti non si annullano ma si chiariscono a vicenda», Lotman) secondo il criterio della sovrapposizione temporale assoluta introdotto dalla meteorologia. Con questo criterio nell'opera compiuta sono ancora presenti tutti i passaggi indiretti: intorno a chi, a cosa, per mezzo di chi, di cosa, si è compiuto il processo della creazione artistica. Prendiamo il nominativo come caso diretto, e punto d'arrivo, e l'ablativo con tutti gli altri casi indiretti: e possiamo dire che «l'opera compiuta viene declinata in egual misura nei casi obliqui e in quelli diretti». La messa in atto di questo punto di vista multiplo - nel senso in cui l'«io» di Pessoa era multiplo - si rivela di grande interesse per la ricostruzione dinamica delle strutture interne dell'opera. La stratificazione multipla meteorologica dà un contenuto a quell'annunciata rottura specifica nel testo moderno, che finora abbiamo indicata come salto nel tempo puntuale dell'«io scrivo». Ora questo salto trova la propria rappresentazione dinamica nel «modello» mandel'stamiano. Supponiamo in un'opera un numero n di redazioni, 49

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