Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

nel quale concorrono questi due elementi, luogo e «io», è un modo temporale che si lascia alle spalle il distacco, e la continuità, ed assume come sua unità il solo presente istantaneo. Questi tre elementi più il materiale poetico e linguistico, con le sue strutture, e i vincoli stretti a ogni applicazione temporale da parola a parola, da ogni elemento a tutti gli altri, con tutti i criteri che valgono per i legami linguistici, e in più con i legami implicati di contenuto culturale, di genere, biografico ecc., questi-ora-quattro elementi sono nella loro articolazione quadrimensionale (la quarta dimensione era molto ricercata nei romanzi di passaggio tra Otto e Novecento) sono alla base del nucleo «io scrivo». Una lettura di Dante compiuta da un grande poeta russo - la cui produzione poetica è per noi uno dei punti alti raggiunti dalla linea lirica che stiamo abbozzando - fornisce un modello di funzionamento strutturale del senso, nel testo poetico, di grandissimo interesse, e che per più ragioni ci soccorre nella nostra impresa. Prima di farci accompagnare dentro la cellula vivente dell'«io scrivo» dal Discorso su Dante di Osip Mandel'­ stam20, vediamo la poesia di Pessoa e della Dickinson. Pessoa scrivano La presenza che ritorna in molte poesie di Pessoa ortonimo è leggera e passa spesso attraverso sostituti minimi e anche solo attraverso uno sguardo o un sentire dell'udito o dell'«io» che si è perso troppo, e tarda a ritrovarsi, anche sul testo. Ma è insieme una presenza fortissima, come si vede dai versi citati, primi versi di composizioni quasi sempre brevi, in cui ciò che è esposto della presenza dell'«io scx:ivo» ritorna come il ciborio o il crocefisso sugli altari delle chiese cattoliche. È un tocco inconfondibile, 36

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