nel quale concorrono questi due elementi, luogo e «io», è un modo temporale che si lascia alle spalle il distacco, e la continuità, ed assume come sua unità il solo presente istantaneo. Questi tre elementi più il materiale poetico e linguistico, con le sue strutture, e i vincoli stretti a ogni applicazione temporale da parola a parola, da ogni elemento a tutti gli altri, con tutti i criteri che valgono per i legami linguistici, e in più con i legami implicati di contenuto culturale, di genere, biografico ecc., questi-ora-quattro elementi sono nella loro articolazione quadrimensionale (la quarta dimensione era molto ricercata nei romanzi di passaggio tra Otto e Novecento) sono alla base del nucleo «io scrivo». Una lettura di Dante compiuta da un grande poeta russo - la cui produzione poetica è per noi uno dei punti alti raggiunti dalla linea lirica che stiamo abbozzando - fornisce un modello di funzionamento strutturale del senso, nel testo poetico, di grandissimo interesse, e che per più ragioni ci soccorre nella nostra impresa. Prima di farci accompagnare dentro la cellula vivente dell'«io scrivo» dal Discorso su Dante di Osip Mandel' stam20, vediamo la poesia di Pessoa e della Dickinson. Pessoa scrivano La presenza che ritorna in molte poesie di Pessoa ortonimo è leggera e passa spesso attraverso sostituti minimi e anche solo attraverso uno sguardo o un sentire dell'udito o dell'«io» che si è perso troppo, e tarda a ritrovarsi, anche sul testo. Ma è insieme una presenza fortissima, come si vede dai versi citati, primi versi di composizioni quasi sempre brevi, in cui ciò che è esposto della presenza dell'«io scx:ivo» ritorna come il ciborio o il crocefisso sugli altari delle chiese cattoliche. È un tocco inconfondibile, 36
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