Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

te, all'istante ripetuto dell'«io scrivo», lo specchio del tempo che Seferis porge a tutti i poeti: Questo lo specchio che protende il poeta: vi si guardano tutti quelli che non s'illudono, tutti quelli che hanno il coraggio di guardarsi: è lo specchio del tempo; è il senso del tempo. In parole più semplici: c'è un senso della medesimazione temporale: il passato si medesima col presente e forse col futuro18 • Questo specchio sancisce l'atto d'inaugurazione del testo poetico come atto di coraggio, poiché guardarsi significa prendere su di sé il senso del tempo. È quanto riconosce il narratore hoffmanniano incapace di compiere l'opera redigendo la dodicesima veglia. Mi sentivo prigioniero delle miserie della vita quotidiana(...) pensai che non mi sarebbe mai concesso di aggiungere come chiave di volta la dodicesima veglia, poiché ogni qualvolta di notte mi accingevo all'opera era come se perfidi spiriti mi presentassero un metallo lustro nel quale scorgevo il mio io, pallido per le notti vegliate e malinconico... allora buttavo via la penna e correvo a letto per sognare almeno il felice Anselmo e la cara Serpentina19 • È necessario aggirare l'ostacolo, eludere l'immagine riflessa, lasciare la soffitta e raggiungere la stanza azzurra, il luogo della scrittura: allora un salto nel sonno, e la visione è scritta. Così anche i nostri poeti, abbandonando la tranquilla ricostruzione nel tempo, compiono un salto: affacciati allo specchio, guardano al testo ed entrano in un tempo istantaneo, assoluto, sciolto cioè, solo presente «io scrivo» senza spessore o continuità; un tempo istantaneamente riportato al testo come luogo di incontro-scontro 34

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