Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

e la camera passa nella mente se entrambe sono luogo di visite misteriose, di presenze e di animali, con insistente permanere felice o persecutorio. La funzione regolatrice della valvola «io» si mantiene come punto nevralgico una poesia dopo l'altra (più di centocinquanta cominciano con la parola «io»). La fallalo si vede nei testi riportati oltre- è nel tempo, non storico, ma istantaneo che precipita sul testo come una rottura e una lontananza: l'occasione che lo rovescia, aprendolo verso un fuoco, che è il suo oriente: «un vagabondo dalla Genesi/ ha distrutto il pendolo». Un lampo colpisce il testo: «Mi colpiva ogni giorno - / Sempre era nuovo il lampo/ Come se in quell'istante si spaccasse la nuvola/ E sprigionasse il fuoco». Solo presente, istantaneo Il fattore tempo, nella nostra tripartizione, caratterizza in maniera decisiva il passaggio al testo moderno che cerchiamo. Si tratta qui di una frattura, di un vero spostamento rispetto alla temporalità «sul testo» assunta dai romantici, ad esempio, con la formulazione di W. Wordsworth: «emotion recollected in tranquillity». La distanza temporale frapposta fra emozione, ricordo e ricostruzione, si riflette nel testo, nella tranquillità con cui si sedimenta ogni passaggio (percepire e descrivere dalla parte dell'oggetto, percepire e sentire con emozione dalla parte del soggetto - Hopkins ha scritto molto su questo, nel Journal) si sedimenta ogni interruzione a favore dell'ordinato dispiegarsi dei temi, dell'armonico sviluppo delle immagini, dell'assestamento reciproco dei valori semantici delle parole intervenute nel testo e reciprocamente sollecitate. Sentiamo che invece la pausa è soppressa nei testi di 32

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