Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

fuori da qualunque ambizione sia pure vagamente esaustiva-del resto poco consigliabile in casi tanto ipotetici... Al massimo, si potranno rilevare i nodi d'incrocio fra trame per un momento sovrapposte. Hanno a che fare con qualche Oriente gli ideogrammi più o meno cinesi o giapponesi o anche solo di segnaletica turistico-pubblicitaria via via adibiti - da Il Galateo in bosco a Fosfeni a Idioma-da Andrea Zanzotto? Quando, per mera contiguità, verrebbe da interrogarsi sulle differenze, da supporre abissali, fra le ragioni di questo uso e della pioggia imperterrita di ideogrammi nei Cantos poundiani. Posso rischiare di domandarmi se la poesia di Giuseppe Conte, con i suoi simboli (danza, dono, divinità...) di totalizzazione delle presenze naturali, con la sua spinta neomitologica (viene in proposito il recente volume Le stagioni) non indichi à suo modo un qualche Oriente, un oriente mediterraneo o d'Asia Minore-magari per mediazione o tramite o Briicke di una paginetta freudiana, «Grande è la Diana efesia», e dell'omonima poesia di Goethe. (Viceversa, non saprei come sistemare i cinque versi montaliani allogati sotto il cartiglio «In oriente», piuttosto intriganti nel gioco fra «Sunna», «Scia», sogno e allitterazioni.) «Potenze prime» è formula della traduzione italiana già citata di Filiberto Borio, che colpisce il lettore di «Elementi», ancora dal Divan. «Di questi quattro» (scil: elementi, ossia amore, odio, vino, armi) «se il cantore/ sa mescer le potenze prime...». Il testo tedesco dice «urgewalt'gen Stoff», ossia sostanza, stoffa di potenza originaria- dunque l'espressione condensa in maniera suggestiva una nozione, la «potenza originaria», che s'orienta al campo della psicoanalisi, e una - «stoffa», «tessitura», infine «testo»- pertinente al letterario. 23

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