Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

O, con maggiore concentrazione: Oggi quando il merlo della fine chiocciola ancora una volta il mio corpo si alleggerisce così che il vento lo soffia via ed io sono polvere cieca e feconda che si legge sempre in Invasioni; e in generale si veda tutta la suite che dà titolo al libro. L'invisibile Oriente, per ripeterlo ancora una volta, va a porsi non in un fondale ma in una scelta di toni e dimensioni. Incidentalmente, è solo così che assume significato quell'antologia, altrimenti un poco sorprendente, di traduzioni da Poeti arabi di Sicilia per mano di un gruppetto di scrittori italiani, da Porta appunto a Magrelli, a Zanzotto, a Raboni, Giudici, Fortini, Cucchi, Viviani eccetera - uscita un paio d'anni fa. (Come prova a rovescio della peculiarità di tali modi occidentali-orientali nella contemporaneità, ecco quel poeta peraltro grande che è E.E. Cummings in un testo di Tulips and Chimneys [1923], che riprende, fin dal titolo: «Orientale», gli scenari di certa sommaria celebrazione milleunanotte, o comunque di un Oriente quasi hollywoodiano: incensi, danze, l'imperatore dormiente in un palazzo di porfido, le «tre volte trecento donne dell'harem», le guardie «with bodies of lazy jade» eccetera... - ma lo scenario va subito in pezzi come in una scomposizione-ricomposizione alla Kandinskij, sotto un'insopportabile energia centrifuga delle forme, autosegmentazione della lettera, che produce specimini poetici inequivocabilmente novecenteschi come «the automaton moon» e risagomature e stravolgimenti delle metafore rituali come «thy body to me is April / in whose armpits is the approach of spring».) Procedo per colpi di sonda abbastanza avventurosi, e 22

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