so una situazione maggiormente regressiva, nella quale la fase depressiva coincide con l'astinenza e viene rimandata alla carenza, mentre il momento di piacere coincide con la introduzione del tossico stesso e l'esplicazione della sua attività farmacologica. La situazione di piacere viene ricostruita come momento cenestesico: è inevitabile rimandare d'altronde al comune momento cenestopatico di quelle situazioni patologiche che si individuano come espressioni cliniche dell'oralità, ed osservare ancora la possibilità di intersecazione tra di esse. La sostanza viene ad essere l'oggetto sé arcaico che sarebbe impossibile reperire altrimenti, come pure è arcaico lo schema di piacere, con meccanismo recettivo di incorporazione (cfr. l'identificazione matura). Poiché,mentre il bambino ha rapporti fondati sull'oralità e sul seno come oggetto parziale in un momento fisiologico dello sviluppo, all'adulto spetta ed è richiesta la vita nel reale, l'adulto ha inequivocabilmente relazioni oggettuali, che tendono però a ritirarsi o ad essere mediate dal rapporto con la sostanza. Ciò è evidente, nelle persone dedite alle sostanze, quando queste diventano l'unico mondo. Appare quindi fallace la rivendicazione alle sostanze di attitudini socializzanti: i lotofagi si affollano in molti attorno alla barca di Ulisse, ognuno ha forse la sua storia, ma nessuno si cura di raccontarla. Charles Baudelaire (1821-1867) aveva concluso Du vin et du hashish (1851) contrapponendo in questa prospettiva gli effetti delle due sostanze. In realtà nelle Fleurs du mal (1864) cinque emozionanti poesie dedicate al vino forniscono altrettante storie di megalomania inconsistente e di solitudine narcisistica. L'adulto perde quindi molte possibilità di rapporto con l'ambiente, perché molte sue funzioni vengono incanalate nel ri-vissuto, inconsciamente nostalgico, apparentemente melancolico ma senza progressione,«...alla soglia ed al di qua della melanconia, senza possibilità di elaborare il 198
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