scarsa efficacia terapeutica dei nostri interventi medici o psicoterapeutici. Lo sguardo rivolto all'indietro, la nostalgia è condizione indispensabile per lo sviluppo del processo analitico, che si svolge sul filo dell'allora e dell'adesso, ma una intensa, esclusiva nostalgia, legata ad angosce arcaiche di perdita troppo forti e quindi intollerabili, si pone al servizio dell'immobilità narcisistica, e quindi è una resistenza, spazio insormontabile verso la guarigione. Nei dipendenti, ogni movimento psichico si ancora ad un possibile ritorno a quo ante, ad un tempo favoloso e per ciò stesso proibito, fantasticato prima del trauma narcisistico, sempre riscontrabile nei nostri pazienti: lo sguardo rivolto ad un passato idealizzato ed impossibile, l'epoca del rapporto duale, dove la malvagità della sostanza succhiata è negata al servizio dell'idealizzazione, un passato che svanisce se si tenta di avvicinarsi. È ciò che avviene con le nostre nostalgie di un mondo infantile, che delude ad ogni tentativo di ritorno, causa della vena da «laudatores temporis acti» che tutti noi abbiamo, e talora delle nostre proteste ecologiche. Si parlava, dunque, di nostalgia: potremmo anche definirla il ritorno del pensiero e delle emozioni ad un'età dell'oro, ad un'epoca precedente la cacciata dall'Eden, quando il rapporto duale aveva la possibilità, fantasticata e idealizzata, di mantenere imperturbata la soddisfazione onnipotente di ogni richiesta, quando il sé, la bolla, di cui parla Winnicot, era mantenuta in una perfetta forma da un indisturbato equilibrio tra pressione interna ed esterna. In questo senso la nostalgia, e l'aderenza al mondo della soddisfazione orale non è che la fuga dal· turbamento, vissuto come minaccia, da ogni eventuale trauma narcisistico. Solitudine quindi, ma solitudine per evitare gli «impingements», gli stimoli che l'evoluzione e la progressione porterebbero all'equilibrio narcisistico: e quindi false le compagnie, ingannevoli gli atteggiamenti gio195
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