Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

sede, ovviamente più pedagogica che spettacolistica). Resta la poesia, oggi particolarmente in auge, quale spettacolo per eventuali masse oceaniche, in concorrenza con la canzone. In questo caso, anche se è ammesso talvolta un interprete «qualsiasi», di solito si richiede la presenza fisica del poeta, o a11tore dei versi, o paroliere, o musichiere, o tutto questo insieme, il quale, mentre «agisce» la propria poesia coordinandola al canto, ad accompagnamenti musicali, ad effetti visivi ecc., deve soprattutto «parlare col proprio corpo»: compito certamente altissimo (e direi necessario, considerata la connessione della poesia ai più misteriosi bioritmi) ma di realizzazione assai difficile. Esistono poeti che sono mimi ottimi, specie quelli che conservano un rapporto con una certa tradizione popolare, da cantastorie (Buttitta!), o taluni esponenti di tradizioni poetiche in cui «si dice» che elemento colto ed elemento popolare non hanno subito fratture (America, Inghilterra, Urss, ecc.). Ci sono per altro buone ragioni di dubitare a proposito di questo fatto: certa «popolarità» che aggrega masse enormi può anche dipendere da fattori extrapoetici, magari industriali-consumistici in un caso, politici in un altro. Personalmente diffido molto del poeta-corpo, che dovrebbe diventare quasi capro espiatorio di tipo eucaristico alle folle, in tal modo «salvate» o almeno interpretate nelle loro profonde pulsioni unificanti, nei loro immensi bisogni e desideri. C'è posto, in questo campo, per ogni truffa. E, mentre giustamente dal poeta ci si può aspettare anche (o sempre) un certo teatro della crudeltà (Artaud resta forse il più sanguinosamente vero di tutti coloro che nel nostro secolo si sono sentiti «costretti» a scrivere versi), è assurdo pretendere da lui dei carismi, in sostituzione di quelli offerti dalle non più credibili religioni. Egli, al contrario, potrà anche cercare un carisma nei fratelli che gli regalano il loro prezioso ascolto, e ricambiare forse, in parte. Ma la poesia deve anche saper suscitare, o decriptare, vuoti di 157

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