Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

di Mallarmé. (Non sembra esente da un certo valore simbolico anticipatorio, che il quaderno autografo «Entre quatre murs» [1859-60] presenti, in corrispondenza con la voce d'indice «Inde», un vuoto; e vi si contenga poi il testo orientaleggiante «La colère d'Allah!».) Inde è peraltro corredato da due determinativi, «splendide» e «trouble», il secondo dei quali, oltretutto squisitamente mallarmeano, ha funzione preminente, non solo per la posizione in fine di verso. Se si perlustra il dizionario Littré, incentivo primario delle invenzioni di Mallarmé, si trovano alla voce «trouble» due definizioni che sembrano convenire particolarmente al testo di «Au seul souci» -e che attengono, non a caso, al campo della vista: «se dit du corps dont la transparence est alterée», «ne voir pas nettement», con l'esempio del liquido dove resti in sospensione della sabbia. Quest'India fortemente simbolica, ma dentro il particolare sistema di riferimenti istituito con rigore dal poeta, il cui splendore è «trouble» ossia alterato da una vacillazione minima ma decisiva, ha piuttosto la natura di una visian (un leurre direbbe Lacan) che di una vue intesa come percezione assoluta della mente poetica, incontrovertibile, una volta per tutte (se si accetti la contrapposizione vue/visions di «Prose pour des Esseintes»). «Trouble» è davvero la parola chiave di un (eventuale) rapporto di Mallarmé con un Ihito -anche questo, s'intende, poetico -dell'Oriente; il suo Brucke, il suo divanocanale?1 Qualcosa, in effetti, resta sospeso, come la sabbia nell'acqua, o nell'aria, a provocare uno sfuocamento dei profili, in contrasto con la nettezza della vue, cui testimonia la freddezza minerale della pierrerie e del gisement non meno della congiunzione chant/sourire. Commentandola un po' in superficie, Mauron rileva in questa poesia un effetto d'arresto, che mette in scacco l'i15

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