Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

«Bangkok! era lei che inseguiva. Vi dico che quest'ometto quieto, piegato in due, con le gambe storte, quasi deforme, era immenso nell'unicità della sua idea, e nella placida noncuranza verso la nostra agitazione» (p. 25). Tale egli appare ora a Marlow che racconta: identificato all'idea stessa della meta. Personificazione di quell'idea. Il viaggio punta verso Oriente, lo sappiamo, perché lì è destinato. Ma il viaggio è anche la vita, l'illustrazione della vita: per questo è raccontato. E. meta della vita, suo destino, è la morte. È il racconto ad attuare questa circolazione fra i simboli, a schiacciarli l'uno sull'altro. È tutto lì il fatto eroico della memoria. Lì, in quella circolarità della vita e della morte, essa struttura il suo pathos: che il principio sia perciò anche la fine; la giovinezza il lembo estremo del tempo; l'Oriente l'ultimo Occidente: la Morte. E come una morte finalmente attinta appare a Marlow, quando lo raggiunge, l'Oriente. I marinai, gli uomini venuti d'Occidente, si sono abbandonati al sonno «nelle pose disattente della morte» (p. 38) - essi non sono che il materiale grezzo del simbolo - ma Marlow, sempre vigile, nocchiero instancabile dalla vita al significato, con la morte è visto avere - ragazzo ventenne che in quel momento egli è - il suo primo vittorioso faccia a faccia: «l'Est misterioso mi stava davanti, profumato come un fiore, silenzioso come la morte, oscuro come una tomba» (p. 35). La sua memoria ora sconfigge così la morte: ricavandone valore, immagine, analogia; evita così di entrare nell'oscurità di quel destino. E una volta avviato questo trapassare dei simboli l'uno nell'altro, questo scolorire continuo della giovinezza nell'Oriente, della vita nella morte, non ci reca che conforto, e sicurezza e conferma che la trama verbale del racconto si stringa ritmicamente attorno ad alcune locuzioni ritornanti, e acquisti, nella cadenza che queste le conferiscono, una compattezza da poemetto in prosa, da riscrittura e revisione in prosa di quel fondativo poema che era stato 131

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==