Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

Vois sur ces canaux Dormir ces vaisseaux Dont l'humeur est vagabonde; C'est pour assouvir Ton moindre désir Qu'il viennen du bout du monde. Guarda su quei canali come dormon le navi awolte nell'umore vagabondo. Per i tuoi desideri giungono qui i velieri, salpan da porti ai confini del mondo. Il viaggio baudelairiano non ha approdi: corrosione dell'itinerario, cancellazione della complicità del qui e dell'ora, scacco del consistere. «Il me semble que je suis toujours là où je ne suis pas...», leggiamo nel breve testo intitolato appunto Any where out of the world. L'espressione «hors de ce monde» non è cartiglio di una sospirata abolizione del presente, ma proclama di una vanificazione dei confini del reale: la «verità» della lingua della poesia è oltre questi confini. La navire roulait sous un ciel sans nuages, Comme un ange enivré d'un soleil radieux. Scivolava il vascello sotto un cielo purissimo come un angelo che il sole ha colmato d'ebbrezza. Il viaggio verso l'isola dell'amore è raccolto nella ferocia dell'allegoria. Citera è il nuovo tragico, in cui il cielo assiste col suo splendore impotente al teatro del male. Le vele turbano gli uccelli nei pressi dell'isola. La ferita della natura - un corpo straziato sulla croce a tre bracci -è la storia del dolore. La storia degli uomini. La bellezza è perversa: nell'isola di Venere sul patibolo, allo strazio degli uccelli, è afferta l'immagine stessa del poeta. Per quale 119

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==