Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

redenzione? Ribaltamento del Narciso. Distruzione violenta di ogni esotismo della contemplazione: occorre molta forza per contemplarsi senza disgusto. Il viaggio come contrazione del sogno nella ripetizione, dell'infinito nel finito, delle nuvole nella cenere: il poème Le Voyage è l'epopea dell'esplorazione amara. Avventura che brucia i ricordi nell'equivalenza crudele del tempo interiore. Le fantasmagorie del viaggiatore sono dissipate dalla sovranità di un desiderio privo di risposte, di un fantasticare che nessuna geografia può temperare. Ribaltamento «pascaliano» delle proporzioni uomo-natura: «Berçant votre infini sur le fini des mers» («L'infinito cullando sul finito dei mari»). La compiutezza raciniana del verso riporta al «teatro dell'anima» ogni esplorazione. Il viaggio è liberato dall'illusione dell'approdo e della conoscenza. Corrosione estrema del mito di Odisseo: il cuor leggero della partenza pulsa nelle albe dell'addio non nel sogno di Itaca. Nessuna sfida può avvicinare le chimere, nessuna esperienza può sradicare il vecchio albero del Desiderio. I ricordi del viaggiatore sono il palco su cui il teatro del mondo unisce cosmografia e vanitas, regni e sabbie, fedi e disastri. L'ala variopinta del barocco ha perso le sue luminescenze. «Et puis, et puis encore?»: il desiderio del racconto s'incaglia nel grigio della ripetizione. E osserva l'amarezza dell'avventura scheletrita nella cronaca del vivere. Come il leopardiano Prometeo, il viaggiatore può narrare solo della complicità tra civiltà e distruzione. Il peccato, per Baudelaire, è questa complicità. «Tel est du globe entier l'étemel bulletin» («Quest'è del mondo intero l'eterno notiziario»). L'«amer savoir» non ha che un'estrema avventura: sovrapporre al ricordo del viaggio giovanile l'ultimo oscuro viaggio. Trasformare lo scacco nell'azzardo. 120

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