Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

sta spina che la Malinconia prende posto nelle pause dei versi. Il ricordo muove dal profumo. Il poeta sorseggia «le vin du souvenir» nella chioma di lei, «dans ce noir océan où l'autre est enfermé» («nel nero oceano che l'altro rinserra»). La metafora è dispiegata, resa viva dal movimento delle «correspondances»: il «mare d'ebano» dei capelli, l'«onda» delle trecce sono il passaggio verso la lontananza, la resurrezione dell'oblio che lascia balzare il mondo dell'altra terra come allegoria («la langoureuse Asie et la bn'.ìlante Afrique»), sono il paese perduto, il porto dal cielo in fiamme. J'irai là-bas où l'arbre et l'homme, pleins de sève, Se pament longuement sous l'ardeur des climats; Fortes tresses, soyez la houle qui m'enlève! Tu contiens, mer d'ébène, un éblouissant reve De voiles, de rameurs, de flammes et de mats. Lasgiù dove alberi e uomini forti il fuoco del clima estenua e martira come un'onda la tua treccia mi porti; mare d'ebano, un sogno in te respira di vele di remi di fiamme e porti. Il porto, che nel testo delle Fleurs du mal è chiuso nell'astratta e orientale iconografia - i bastimenti che scivolando sull'oro e sulla seta abbracciano un cielo purissimo - nel corrispondente petit-poème-en prose (Un hémisphère dans une chevelure) è percorso da canti malinconici; le navi hanno architetture complicate, il languore e la «paresse» sono assistiti, e confortati, dal fumo di oppio e tabacco, l'infinito ha una sua connotazic;me («infinito dell'azzurro tropicale»). Il verso, come accetta la sfida della for113

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