Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

medioevale persiana; nel Rosenthal di Sa'di, e precisamente nel terzo libro, si trova un capitolo, il ventitreesimo, intitolato «Su una mosca» a cui segue un Dialogo fra la mosca e il cero. Un uomo deride la velleità della mosca di avvicinarsi alla fiamma, ma l'insetto gli risponde: «Non di mia volontà mi getto nel fuoco, ma sono le catene dell'amore che mi traggono verso il cero [...] L'amore è come il fuoco, che viene attizzato da un forte vento. Appena mi sono abbandonata al cero strappo subito il mio cuore da tutte le cose terrene». È in una lirica - che ai tempi della versione di von Hammer, era considerata di I:Jafez. ma che a lui ora viene soltanto attribuita, - si legge: «Come il cero arde l'anima, chiara alle fiamme d'amore /e con puro intento io / ho sacrificato la mia vita. / Finché tu come le farfalle non bruci di desiderio/ non troverai mai salvezza/ dal cruccio dell'amore/». La situazione è già delineata a nitidi contorni nelle fonti goethiane, che lasciano intendere un motivo anticipato della morte d'amore del Tristan und Isalde (Tristano e Isotta) di Wagner. Annullarsi nella persona amata, significa toccare il vertice di tutta la felicità possibile su questa terra. Anche se nella poesia persiana non esiste traccia di morbosità tardoromantica, e questa morte d'amore è concepita come una ancestrale, eterna necessità cosmica. Anzi nella poesia attribuita a �fe?, si esalta l'aspetto positivo della soluzione, in quanto l'amante si libera della sofferenza che la passione implica sempre in se stessa. Ora in Beato struggimento, il mito greco di Psyche, l'anima prigioniera del corpo, si amalgama con credenze analoghe della mistica sufica, con spunti della filosofia platonica e neoplatonica, dei misteri orfici e della teoria del divenire di Eraclito, per esprimere la concezione goethiana della perenne metamorfosi, della forma vivente che aspira a raggiungere lo stadio superiore del suo evolversi. 102

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