Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

terebbero in ombra la varia e coerente morfologia degli innumerevoli accertamenti. Sappiamo che il Breviario - ricerca ed elaborazione teorica- è un laboratorio, di cui abbiamo indicato solo alcune operazioni; ora ne seguiamo una per tornare al nostro problema del restauro sulla traccia più sicura. Si tratta della formalizzazione delle diffrazioni, cioè di quelle divergenze tra i testimoni (da noi temerariamente evocate tramite un appunto sull'inchiesta di Dupin) che segnalano la presenza di una lectio difficilior o la sua scomparsa e la necessità di restaurarla. Siamo di fronte a figure che dovrebbero consentire un impiego razionale del criterio della lectio difficilior, il quale d'ordinario «miete vittime fra gli apprendisti stregoni, inclini a riconoscere per tale più d'una insensata deformità»44. Nella prima figura individuata ricorrono varianti per sé indifferenti, sostitutive di una lectio difficilior assente (figura C); nella seconda, ancora in assenza di lectio difficilior, ricorrono varianti almeno in parte palesemente erronee (figura B); nella terza la divergenza tra varianti adiafore avviene in presenza di lectio difficilior (figura A); la quarta figura (D) è un'elaborazione della prima e comporta una duplice connessione, orizzontale e verticale, vale a dire una divergenza tra i testimoni e una correlazione all'interno del testo tra diversi casi di diffrazione, tutti accertati in presenza dello stesso elemento lessicale sostitutivo della lectio difficilior. Si noti che la successione delle figure, sulle prime, è scandita dalla ricerca: il loro ordine è quello del laboratorio. Solo in un secondo momento-nel passaggio all'ordine teorico della formalizzazione e del modello- si procede a «seriare le figure». A quel punto, se «si amputa la 'figura D' di una delle sue dimensioni»-la divergenza tra i testimoni, «la molteplicità della tradizione»-, si realizza un efficace apparato di critica interna, cioè «una struttura (la si potrà chiamare 'figura E') che collega mediante un identico lessema, di cui si rivela pertanto la viziosità, 98

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