degli accertamenti e della traccia, quando non si rinfrancherà apertamente con l'ammonizione che «di logica formale ce n'è pur sempre una sola»42 • Anche «la cautela e l'attenzione» verso il bifidismo degli stemmi si traducono in un confidente progetto di razionalizzazione: «Che se poi si trattasse di una malattia dell'inconscio rivendicante sovranità ultima di scelta ('egotismo' anziché 'moralismo' dell'editore), bisognerà ugualmente portarla, al modo freudiano, alla luce della coscienza». Fatti salvi i casi in cui l'albero bipartito insorge «per forza maggiore», cioè per logica rigorosamente dimostrata, in tutti gli altri sarà bene sospettare un «percorso patologico» e predisporsi a rovesciarlo43 • Nel Breviario razionalizzare significa adeguare alla realtà investigata un sistema formale serrato e minuzioso - quella «rete di ipotesi di lavoro» - che si compone con la stessa coerenza strutturale, a posteriori, sui singoli particolari e sulle serie, e che assicura tutto il fondamento possibile anche all'intuito (all'inevitabile judicium) del filologo indagatore e restauratore e all'ideazione di nuovi strumenti. Così, da uno studio strutturale delle occorrenze della metrica e della rima si desumono misure euristiche e modalità di restauro delle lezioni e delle forme. Così il criterio capitale ma infido dell'usus scribendi viene ricontrollato come 'figura strutturabile' della logica dell'errore e delle varianti e accertato nella loro eziologia da tutte le corrispondenze riproducibili dal sistema. Questo stesso elabora una morfologia delle sviste, e predispone al fine di una strumentazione razionale dell'edizione critica anche il rilievo particolareggiato delle aree linguistiche, tutti gli elementi del loro atlante che possono far luce nella storia della tradizione del testo. Non possiamo qui esemplificare un'esperienza così vasta; d'altra parte l'estrapolazione di alcuni particolari, fatta per ragioni di misura e d'opportunità, potrebbe risolversi in un fraintendimento: pochi esempi isolati met97
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