parisiano della Vie de saint Alexis, cioè fino al primo albero, a quel punto sospettato-non senza reverenti cautele, soprattutto da parte del Bédier-d'aver dato inizio a una generazione difettosa, dalle attitudini illusorie. La prima reazione del Bédier è una prova tecnica. Egli ritorna al suo albero e dimostra di poter classificare i sette codici in vari modi, componendoli in stemmi a due rami o a tre, e persino in uno stemma in cui sono rappresentati-secondo un'ipotesi non meno attendibile delle altre -due originali. Ne deduce che, se quello che ignoriamo delle complesse vicende della trasmissione di un testo ci rende «troppo facile» formare «parecchie» classificazioni dei manoscritti a nostra disposizione25 , ci dev'essere qualche segreta ragione, indipendente dalle tecniche e dalle esigenze di lavoro, per cui si compongono quasi sistematicamente stemmi bifidi per le edizioni dei testi antichi. La ragione che mette in in luce nelle sue Réflexions attiene alla psicologia, anzi, per la natura della sua segretezza, si direbbe quasi psicoanalitica26 • Col suo insistere a compor stemmi bifidi, l'editore di testi antichi ubbidirebbe all'impulso inconscio di salvaguardare, al momento di stabilire la lezione dell'archetipo, la propria libertà di scelta; in pratica si riserverebbe di esercitare tra varianti adiafore-che gli risultino, cioè, 'per sé indifferenti'-proprio l'arbitrio del «gusto soggettivo o judicium» che l'automatismo virtuale del sistema lachmanniano, con la funzione della 'maggioranza qualificata', è ordinato a escludere. Inconsciamente l'editore lavorerebbe con la macchina per ingannarla; ma il punto cruciale, secondo Bédier, è che la macchina prevede d'essere ingannata: con l'indifferenza con cui ammette diverse classificazioni degli stessi codici, sembra lavorare per smentirsi nelle funzioni e nello scopo. In un certo senso la «forza dicotomica» che garantisce l'arbitrio individuale o judicium strutturerebbe, inconsciamente, anche la macchina idea89
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