Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

La chiave per intendere quello che accade in questo luogo ci è consegnata dalla seguente confidenza: «Trovandomi-dice l'autore del Breviario-ad aver frequentato per qualche tempo le aule della critica testuale, e tornandomi fra mano di continuo i 'manifesti' metodologici della disciplina, mi sono chiesto, temo per primo, se non fosse esperimento curioso e opportuno tornare con animo e informazione di postero agli incunabuli del mestiere, e collaudare, a distanza di ottanta e più anni, la fondazione stessa della filologia testuale romanza»22 . Intanto anche sul nome e l'autorità di Karl Lachmann, come qui ricorrono, si opera un aggiustamento sostanziale; si corregge la loro incidenza affrontandoli all'opzione di altre autorità e altri nomi, verrebbe proprio da dire restaurati da puntuali documentazioni storiche. Dopo gli studi di Sebastiano Timpanaro sulla genesi del metodo d'edizione critica che consiste nel ricostruire la tradizione manoscritta e nel ridurre l'attestazione plurima allo stemma, che teoricamente, per suo proprio statuto, dovrebbe consentire una restituzione meccanica di quanto si può restituire dell'archetipo23 , è ragionevole concordare che tale metodo si chiami lachmanniano «quasi solo simbolicamente»24 . Comunque sia, il metodo cominciò a entrare in crisi quando il Bédier, in uni ricognizione dei lavori nell'area del francese antico, accertò con sorpresa che centocinque edizioni, su centodieci collezionate, si basavano su stemmi bifidi. Una morfologia quasi esclusiva d'alberi a due rami, tra i quali il suo, per l'edizione del Lai de l'Ombre del 1890, formava davanti ai suoi occhi una «silva portentosa». La scoperta arrivò a scuotere gli stessi fondamenti storici della filologia testuale romanza, sia perché avvenne in un tempo relativamente vicino alle origini, negli anni 1912-1913, in cui la sperimentazione poteva considerarsi non ancora assestata, sia perché risalì fino allo stemma 88

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