Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

gioni, che si prova e si ricostituisce in ogni oggetto, in ogni difficoltà, in ogni procedimento. Così, non c'è manuale più organico, non c'è magistero più puntuale. La logica formale che governa gli interventi e il discorso si ordisce nel vaglio dei dati, prende rilievo, di volta in volta, al loro limite, come principio d'ùrdine della loro varietà, come cifra delle loro concordanze e opposizioni. I fatti possono sempre riaprire la discussione, proprio perché le linee della trattazione e della visione d'insieme sono tracciate nella loro materia e ridotte attraverso quest� al confronto con le altre posizioni teoriche, in particolare e continuamente con la posizione di Joseph Bédier, centrale nella prova metodologica della filologia testuale e risaltante, come una lucida provocazione, un «tirocinio» da superare, nella filologia e nella redazione del Breviario. Storia e laboratorio Ci moviamo in un luogo d'origini, attorno all'antico francese della Vie de saint Ale.xis, nell'edizione di Gaston Paris, che nel 1872 apparve nella «Bibliothèque de l'École des Hautes Études», e dalla quale «giustamente si fa datare l'introduzione del metodo lachmanniano in filologia romanza»18 ; poi attorno al Lai de !'Ombre di Jean Renart, nell'edizione di Friburgo del 189019 , curata da Joseph Bédier, a alla critica del metodo lachmanniano che il Bédier avviò rivedendo questo suo lavoro, e che approfondì ripubblicando, a Parigi nel 1913, il Lai de !'Ombre secondo uno solo dei sette manoscritti recensiti e composti in uno stemma bifido (a due rami) per la prima edizione; e poi ancora attorno alle riflessioni del Bédier sulla tradizione manoscritta di quel Lai tormentato e sull'arte di pubblicare i testi antichi2°, riflessioni nelle quali «culmina» la crisi del lachmannismo, «almeno per la filologia romanza»21 87

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==