Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

pericolo? Per le opere che, in occasione del restauro, sono state rimosse dalla loro sede, si presenta addirittura il dilemma se riportarle nei luoghi per cui sono state concepite o riporle al sicuro nel chiuso di un museo; e il pessimismo fa propendere in generale per questa seconda strada. Se per le opere difficilmente spostabili il problema non si pone, sono state però avanzate in alcuni casi proposte per coperture protettive, come è accaduto di recente per la Colonna Traiana appena restaurata, o come fu proposto qualche anno fa per il Partenone. La prima osservazione che viene spontanea è fin owia: questo elenco di salvataggi sarebbe veramente rassicurante se tra le ((cose» restaurate figurassero anche l'aria, l'acqua, la terra e la luce. Ma si sa, una simile prospettiva, che pure è oggetto di importanti battaglie civili, appartiene al regno del!'utopia. La seconda osservazione è in realtà un interrogativo: quali testimonianze di cultura materiale sono ritenute oggi depositarie di valori legati alla memoria e quindi degne di essere salvate come punti di riferimento per lo stesso futuro? Z:epoca in cui viviamo sembra aver dato una risposta in una precisa direzione: le testimonianze da salvaguardare sono sostanzialmente degli oggetti. Oggetti non tanto nel senso di cose mobili ma di cose in sé, si tratti di affreschi, di sculture, di edifici o di scorci di paesaggio. Le ragioni che spingono in questa direzione possono essere ricondotte a due ordini di fattori. Il primo è l'aspirazione al possesso. Per essere posseduta una cosa deve essere ritagliabile, separabile dal mondo. Il mondo stesso, anzi, è ridotto, nei modi dell'esperienza e nell'immaginario, a un insieme di oggetti separabili fisicamente o comunque attraverso il possesso. Gli stessi paesaggi, siano essi naturali o costruiti dal!'uomo, nei pieghevoli delle agenzie di viaggio come nel!'esperienza del turista, tendono ad essere ridotti a oggetti di consumo. 8

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