Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

zione si consolidi e sia adoperato da Freud nei testi della seconda topica in quest'accezione che ora propongo. È in essi che si dispiega l'analisi accurata delle relazioni intra ed extra strutturali (Es-Io-Super-lo-Mondo esterno), ma è pur vero che i medesimi altro non sono che il necessario sviluppo dei presupposti tesi a individuare le regole che governano il funzionamento complessivo dell'apparato psichico, presupposti che, come già detto sopra, hanno le proprie lontane radici negli anni del carteggio con Fliess. Risulta evidente da quanto esposto che propendo, come d'altronde tanti altri, per una interpretazione che metta in risalto la continuità teorica e clinica tra la prima e la seconda topica. La riconciliazione, se considerata come principio regolatore dell'apparato psichico, mi sembra un concetto atto, sia nel campo della teoria che in quello della clinica, a un tale scopo. Esso rappresenta, in quest'ottica, un concetto ponte tra due momenti intrinsecamente imparentati di un'opera unitaria. Non si ottiene lo stesso risultato se si isola l'Io come agente della riconciliazione e questa viene intesa come un meccanismo al suo servizio, così come avviene nella Psicologia dell'Io. Diverso è il caso per quanto riguarda l'ampio panorama teorico-clinico che si apre con i lavori di Melanie Klein e l'ingresso nella scena psicoanalitica del concetto di riparazione. Per introdurlo farò una nuova incursione nel corpus freudiano. Dal punto di vista innanzi esposto Inibizione, sintomo e angoscia (1926) non presenta novità di rilievo, poiché analizza, essenzialmente, i processi che portano alla formazione del sintomo, la difesa contro il sintomo e il ruolo che svolge l'Io in una lotta che si configura come intérminabile. Ciononostante l'innovazione risiede nella sinonimia tra il concetto di riconciliazione e quello di restauro; in effetti, nel testo troviamo: «tentativo di restauro o di riconciliazione» (Herstellung oder Versohnung). Tale al70

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