Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

trui umanità che la manipolazione ripetitiva e stereotipata dell'oggetto fecalizzato, la necrofilia, che si serve di un oggetto disanimato e assolutamente arrendevole, dovrebbe essere considerata la più pura delle perversioni, la perversione suprema. Orbene, se le perversioni sessuali necrofile cadono eccezionalmente sotto la nostra osservazione, meno infrequenti sono le occasioni d'imbattersi in forme attenuate di necrofilia, nelle cui piùmodeste finalità la necrofilia può sublimarsi: per esempio, nelle scrupolose attenzioni e nella cura con cui viene trattato il cadavere; nei tentativi di conservarne l'immagine mediante l'imbalsamazione o con quei restauri in voga negli Stati Uniti (intorno ai quali si divertì e ci divertì Richardson con Il caro estinto, 1965); nella conservazione o nella ricostruzione puntigliosa dell'ambiente stesso del defunto mediante il recupero e il restauro degli oggetti che gli appartennero (come nel Z:altare dei morti di Henry James, da cui Truffaut trasse un altro impeccabile film: La camera verde). Restauri dunque, a cui molti altri cominciano a provvedere già in vita con il lifting e le risorse della cosmesi. Propensioni necrofile sublimate si ritrovano peraltro in ogni tipo di vocazione terapeutica. In quella medica, anzitutto, che nasce come negazione maniacale della morte e del suo essere ineluttabile, totalitaria e irrevocabile: per cui lo studente in medicina può in un certo senso giocare con il cadavere, e il medico lotta con la morte altrui nella inconscia speranza di esorcizzare la propria. Ma anche nella vocazione di chi si vuole psicoterapeuta ovvero Weltlicher Seelensorger; perché, se non con la morte assoluta, è almeno con una morte parziale che contende, cioé con quelle stato psichico che con felice espressione definiamo mortificazione: ima mortificazione in diverso grado evidente in ogni sofferenza psichica, e che viene negata efficacemente sebbene precariamente solo nelle sindromi che vengono chiamate tout court maniacali. 57

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