Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

Si poteva vedere non visti, ed essere visti senza saperlo. Poi, c'era lo sguardo. Si poteva vedere senza guardare e guardare senza vedere. Alcuni riuscivano con uno sguardo profondo a penetrare nei molteplici strati delle immagini. Altri aggiungevano allo sguardo il movimento: uno sguardo circolare che oltre la molteplicità coglieva ampiezza e limiti delle immagini. Altri con uno sguardo trasversale le collocavano anche nello spazio in cui erano inserite e fra le altre immagini che le circondavano e contemplavano il loro modificarsi nel tempo. Le immagini potevano arrivare dall'esterno, potevano arrivare da uno specchio o essere riflesse, inoltre potevano arrivare dall'interno della mente. Si poteva tentare un loro parziale sintetico inventario: adesso le righe a disposizione erano poche. C'erano dunque le immagini che compivano un percorso dall'esterno verso l'interno. Ogni volto rappresentava un'avventura ed esso stesso portava i segni della sua avventura: meno nel sonno. Si potevano riconoscere come sul tronco di un albero il tempo ed i segni della vita, il conflitto delle immagini di cui erano il prodotto da più generazioni. Si poteva scoprire in un adulto l'immagine del bambino, nel bambino l'adulto che sarebbe stato, il maschile nel femminile, il femminile nel maschile, il volto animale. Si poteva riflettersi e riconoscersi nel volto di un altro od entrare con questo in circuito. Alcuni di questi volti non erano indispensabili, se si perdevano si potevano cambiare con altri simili (col tempo i segnali di riconoscimento an;ivavano veloci). Di pochi volti si aveva una conoscenza profonda. Di loro si aveva bisogno, una volta persi non sarebbero stati mai più sostituiti. 197

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