Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

proprio perché il testo non viene intaccato nella sua materialità, ma neppure i testi interpretativi cosmetici lo sono e possono, anzi, diventare a loro volta oggetto di restauri anti-cosmetici. È piuttosto il restauro cosmetico ad annullare l'antagonista come privo d'interesse, mentre per quello anti-cosmetico anche l'errore, riconosciuto tale, diventa istruttivo, illuminante, conoscitivo, utile. Il restauro anti-cosmetico assomiglia piuttosto a una manutenzione artigianale del testo, che interviene di volta in volta anche nei punti più minacciati o trascurati o deformati, per salvaguardavlo e proteggerlo nella sua integrità. Certo è un'operazione che suona meno sublime dei restauri cosmetici, ma questi chiudono in una griglia ferrea e settaria il rapporto col passato, mentre esso lascia aperte possibilità e anche alternative, convinto di non potersi sostituire al testo e di potersi giustificare solo in relazione ad esso. Non sempre il rapporto coi testi e i documenti è innocuo: lo mostra la questione attuale del revisionismo sui campi di sterminio. Anche il rapporto con i testi filosofici greci ha potuto coprirsi di misfatti. Non mi pare fuori luogo concludere con le parole di Y.H. Yerushalmi: «Dans le monde qui est le nòtre, ce n'est plus désormais une question de décadence de la mémoire collective et de déclin de la conscience du pas· sé, mais du viol brutal de ce que la mémoire peut encore conserver, du mensonge délibéré par la déformation des sources et des archives, de l'invention de passés recomposés et mythiques au service des pouvoirs de ténèbres»15 • Giuseppe Cambiano 194

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