Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

sieme con la propria irresponsabilità; il restauro è allora soltanto ascolto di ciò che si ode risuonare in quanto è detto nel testo, anche se talvolta può andare contro le regole grammaticali, ed è contraddittorio muovere obiezioni ad esso. Non è mia intenzione dare regole metodologiche di restauro corretto, perché temo i controesempi e i blocchi pregiudiziali, anche se il fedele ermeneuta sarebbe felice di udirle per poterle rimproverare di «oggettivismo» ingenuo. C'è tuttavia una strada, che se non altro può evitare gli scogli deformanti del restauro cosmetico per non ripetere, almeno in modo così plateale, l'esperienza di Gulliver a Glubbdubdrib, quando Aristotele uscì fuori dai gangheri al sentirsi esporre quanto gli avevano fatto dire Duns Scoto e Ramo. Del resto per essere Duns Scoto o Ramo non è necessario parlare in nome di Aristotele, come se si parlasse di Aristotele. È la strada del restauro anti-cosmetico, che mira, da una parte, a lasciar sussistere il falso accanto al vero, il brutto accanto al bello in un testo (o, almeno, quelli che a noi paiono tali) e, dall'altra, a scrostare gli abbellimenti sovrapposti al negativo rimosso dai restauri cosmetici. Forse il bello e il brutto esistono separati in maniera perfetta solo nei sogni metafisici. Forse in questo momento storico-culturale più urgente è un restauro di restituzione, che anziché abbellire e così scorporare e occultare dimensioni rilevanti e significative dei classici, ridia loro ciò che viene loro periodicamente tolto. In questo modo è possibile forse che siano liberati da quell'aura, che è la morte e l'imbalsamento del classico come un oggetto fuori del tempo. Togliere il coturno ai testi filosofici classici significa uscire dalle secche semplificatrici di una lettura filosofocentrica della storia occidentale. Alla grecità del Terzo Umanesimo di Jaeger è ancora preferibile «la grecità nuda e cruda» di Bruno Snell. Avvenendo extra-testo, il restauro anti-cosmetico non sembra correre il rischio di certi derestauri figurativi, 193

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